Negli ultimi anni sentiamo parlare sempre più spesso dell’uso di droni in diverse discipline e per le più svariate funzioni che questi moderni strumenti sono in grado di svolgere.
Ad oggi nemmeno più la ricerca ambientale si tira indietro, tanto che sono ormai numerose le attività di ricerca svolte con l’aiuto di questi strumenti ancora particolarmente discussi.
La giusta importanza alla biodiversità
Dai grandi ricercatori ambientali ai più combattivi ambientalisti si ha la completa certezza dell’ importanza che la biodiversità può avere
(o meglio dire che HA sicuramente)
sulla salute di tutti gli ecosistemi, terresti o marini che siano.
La grande importanza che da sempre “noi gente vicino all’ambiente naturale” diamo alla biodiversità, ha portato negli anni a svariate attività di monitoraggio ambientale per cercare di comprendere al meglio la salute degli ecosistemi,
ma anche per cercare di prevenire una disastrosa perdita totale di specie animali e vegetali.
Tutti questi studi, però, non sono sempre stati facili!
Inizialmente infatti, quando la ricerca ambientale faceva i suoi primi passi, i ricercatori potevano giusto affidarsi a tecniche più che altro manuali e molto spesso fin troppo costose,
sia in termini di tempo che in termini di risorse economiche.
Insomma, all’inizio erano i ricercatori stessi che dovevano esplorare cime degli alberi, corsi d’acqua e punti estremamente alti di montagne per riuscire a prelevare giusto qualche campione necessario ad uno studio che, il più delle volte, era solo parziale.
Lo sforzo del ricercatore non era assolutamente proporzionale alla quantità di campioni che riusciva a prelevare ogni volta!
Quando i droni andarono in aiuto dell’essere umano
Fortunatamente, negli anni, la ricerca ha fatto passi da gigante.
Ed ecco che i ricercatori ambientali hanno potuto tirare un sospiro di sollievo!
Niente più grandi traversate e tutti quei movimenti atletici tanto odiati quanto necessari per il prelievo di un campione su un albero contorto o su un terreno ghiacciato in pieno inverno.
Cos’è cambiato?
I droni sono venuti in aiuto dell’essere umano!
Grazie alla loro capacità di volare ad alta quota e di muoversi agilmente in spazi inaccessibili per l’essere umano,
i droni sono diventati essenziali nelle attività di raccolta di campioni in aree che fino a quel momento erano completamente inaccessibili.
Un esempio evidente dell’importanza di questi droni sono le chiome degli alberi, aree del tutto impossibili da raggiungere da un umano, ma fin troppo importanti per la valutazione della biodiversità di un ecosistema.
Si stima infatti che sulle chiome degli alberi risieda fino al 90% della biodiversità delle foreste pluviali.
Insomma, la ricerca ambientale prima della realizzazione dei droni, si stava perdendo fin troppo della foresta pluviale, non pensate?
Ma approfondiamo il discorso
Abbiamo detto che l’uso dei droni ha aiutato la ricerca ambientale a considerare anche tutta un porzione di ambiente che fino a quel momento non era stata considerata.
Bene, sicuramente molto utile, non c’è che dire!
Ma, forse, la grande rivoluzione nell’uso dei droni consiste nella possibilità di valutare l’ eDNA, quindi tutta quell’informazione genetica (DNA appunto) di tipo ambientale (“e” sta per “environmental”).
L’eDNA (DNA ambientale) è, dunque, l’insieme di tutti i frammenti di materiale genetico che gli esseri viventi rilasciano nell’ambiente quando si muovono.
Mi spiego meglio!
Prendiamo come esempio un lupo.
Questo si muove nell’ambiente, passa da una zona all’altra del suo ecosistema per andare alla ricerca di cibo e di un posto dove dormire.
Però, muovendosi, tende sempre a lasciare qualche traccia; che siano escrementi, peli persi in maniera del tutto casuale o perché rimasti attaccati da qualche parte, saliva o qualsiasi possibile traccia lasciata per caso da un corpo vivo.
E questo vale per ogni essere vivente presente sulla faccia della Terra!
Ebbene, ogni traccia lasciata dal lupo (o chi per lui) è proprio quel DNA ambientale tanto ricercato dagli studiosi.
E più esseri viventi vivono in quella determinata zona di studio, più DNA ambientale sarà possibile studiare.
Insomma, è anche grazie allo studio di questo DNA ambientale che noi possiamo dire che in una determinata foresta è presente il lupo, il coniglio, il picchio e la raganella, mentre in un’altra zona no!
L’ambiente naturale è ricco di meraviglie e scoperte continue
per fortuna, aggiungo io!
E per noi amanti di questo Pianeta tanto in bilico
avere sempre occhio e orecchie pronte a conoscere le tante novità che ci presenta
può solo che farci piacere!
Ecco perché vi lascio qui una porta sempre aperta che potete attraversa quando e dove volete per rimanere sempre aggiornati sulle novità ambientali.
Ecco perché i droni sono nostri alleati
Kai Andersch, CEO dell’ associazione internazionale che ha come obiettivo principale la conservazione ed il ripristino degli habitat naturali “Wilderness International”, è convinto che l’uso dei droni nella valutazione dell’ eDNA sia di fondamentale importanza
sia perché migliora la capacità di monitorare le aree già protette,
sia perché questi strumenti possono essere un modo veramente utile per rivoluzionare persino il modo di identificare le nuove aree da proteggere.
Tutti i droni utilizzati ad oggi sono estremamente veloci e molto precisi nelle loro valutazioni, e queste caratteristiche danno un grande aiuto a tutti i ricercatori che devono raccogliere una grande quantità di dati in poco tempo.
Per non parlare poi di quanto questi droni siano veramente poco invasivi sulla fauna e la flora, soprattutto rispetto alle tecniche tradizionali senza l’uso dei droni!
Negli anni passati, infatti, i ricercatori non solo dovevano fare sforzi fisici enormi per poter prelevare un numero minimo di campioni da analizzare,
ma la maggior parte delle volte andavano a disturbare abitudini e comportamenti delle varie specie presenti nell’area di studio.
I droni, al contrario, volano sopra le aree di studio senza disturbare affatto gli animali e le piante e senza, quindi, danneggiare l’ambiente naturale.
I droni DJI a favore delle foreste pluviali
Ma vediamo adesso quali sono questi progetti ambientali che valutano l’eDNA e che utilizzano i droni!
Un esempio significativo è sicuramente il progetto nato dalla collaborazione tra DJI, l’Environmental Robotics Lab dell’ETH di Zurigo e Wilderness International,
che ha come obiettivo lo studio della biodiversità delle foreste pluviali.
Questo progetto è stato avviato a marzo 2024 ed usa proprio dei droni per raccogliere dei campioni ambientali in zone della foresta pluviale che fino a quel momento erano del tutto inaccessibili come, appunto, le chiome più alte degli alberi.
Il drone DJI utilizzato è costituito da un braccio robotico con il quale preleva campioni in maniera rapida.
Inoltre, questo drone non è assolutamente invasivo in quanto possiede anche la capacità di analizzare i rami del determinato “albero campione” in modo tale da avvicinarsi e appoggiarsi solo su quei rami in grado di reggerlo.
Insomma, non rompe nemmeno un piccolo rametto indifeso!
Non male, eh?!
La successiva analisi in laboratorio dei campioni prelevati dal drone DJI, sta fornendo ai ricercatori molti dati di estrema importanza sulla biodiversità locale, dati che senza l’uso del drone sarebbero stati impossibili da avere!
E altri droni a favore di altri ecosistemi naturali
L’utilizzo dei droni, comunque, non si limita al monitoraggio delle foreste pluviali e, inoltre, non sono solo i droni DJI ad essere utilizzati per questo scopo!
Esistono infatti diversi progetti ambientali, in giro per il mondo, che basano tutta l’attività di campionamento sull’uso di questi strumenti.
Un importante esempio è il progetto di Network Rail, svolto nel Regno Unito, che utilizza i droni con l’obiettivo di monitorare cambiamenti negli ecosistemi lungo le linee ferroviarie e identificare così possibili minacce alla fauna selvatica.
Non meno importante, infine, è anche il progetto svolto già da diversi anni nello zoo di Zurigo, all’interno della foresta pluviale di Masoala.
In questo caso il progetto utilizza i droni per verificare la raccolta di eDNA in un ambiente controllato.
I droni, grazie alla loro grande capacità di raccogliere dati in maniera rapida e non invasiva,
possono essere uno strumento di grande importanza per la valutazione e la scoperta di aree difficili da raggiungere e delle varie specie presenti in esse, non sempre già conosciute!
Se l’uso di questi strumenti continuerà a dimostrarsi così tanto efficace, in futuro potremmo riuscire ad ottenere delle informazioni molto utili per la conservazione e protezione dell’ambiente naturale.
I ricercatori potrebbero arrivare ad ottenere delle mappe molto precise della distribuzione delle specie e delle dinamiche degli ecosistemi,
facilitando quindi tutte quelle decisioni ambientali di stampo politico relative proprio alla conservazione della natura!