Un individuo del gruppo degli uccelli del miele poggiato su un ramo

Nel cuore dell’Africa sub-sahariana esiste una straordinaria collaborazione tra uomo e natura, rappresentata dalla specie Indicator indicator, meglio conosciuta con il nome comune di Uccelli del miele.

Questi piccoli volatili, imparentati con i picchi, hanno sviluppato nel tempo un rapporto mutualistico più unico che raro con i cercatori di miele africani.

Un patto millenario

Gli uccelli del miele, insieme ai cercatori africani, hanno sviluppato una delle più che rare relazioni interspecifiche spontanee esistenti tra umani e animali selvatici.

I piccoli volatili africani guidano di loro spontanea volontà i cercatori di miele verso le colonie di api

sapendo che in cambio questi cercatori umani daranno loro la possibilità di banchettare con larve e cera lasciate dai cercatori in seguito alla raccolta di miele.

Quando l’uomo apre l’alveare, infatti, l’uccello indicatore può nutrirsi di cera, larve e pupe,

tutti cibi che può digerire con facilità grazie ad un adattamento unico,

ma che sarebbero del tutto inaccessibili per loro senza questo reciproco aiuto con gli umani.

Molti ricercatori ipotizzano che questa meravigliosa quanto sana co-evoluzione possa risalire persino al periodo storico durante il quale ritroviamo i primi rappresentanti africani del genere Homo,

quindi circa 2 milioni di anni fa!

Un’intima comunicazione

Un alveare di api indicato dagli uccelli del miele.

Nel corso dei millenni, gli uccelli indicatori, insieme alla popolazione di cercatori di miele, hanno potuto sviluppare richiami, movimenti e posture ben specifiche

con l’obiettivo ultimo di farsi comprendere l’un l’altro e rendere così più efficiente e fruttuosa la raccolta di miele.

Questa relazione, infatti, non si ferma ad una semplice collaborazione tra animale e uomo,

ma rappresenta più che altro un raro caso di comunicazione vocale interspecifica e, cosa più importante, bidirezionale tra uomini e animali selvatici!

Gli uccelli, infatti, non tendono solamente a guidare gli uomini verso l’alveare,

ma sono ben capaci di comprendere e persino rispondere ai richiami umani specifici per la caccia al miele!

In uno studio pubblicato su Science, i ricercatori hanno seguito i membri della tribù Yao, in Mozambico, proprio durante alcune attività per la ricerca del miele.

È proprio in queste situazioni che i ricercatori hanno potuto comprendere a pieno questo rapporto di naturale rispetto tra uomo e natura.

Quando l’uccello del miele faceva da guida, rispondendo ai richiami dei cercatori tramite vocalizzazioni e movimenti ben precisi che solo i cercatori di miele erano in grado di comprendere,

la ricerca degli alveari si concludeva con successo, almeno tre volte su quattro!

La cosa ancora più sorprendente, comunque, è stata il fatto che, provando i ricercatori a simulare i vari richiami della tribù,

è risultato fin troppo evidente come l’uccello indicatore rispondesse solo e molto più di frequente al vero richiamo per la ricerca del miele,

mentre tutti gli altri tipi di richiami, diversi o prodotti dai ricercatori e non dai veri cercatori di miele,

non portavano ad alcuna risposta da parte dell’uccello indicatore.

Quando, al contrario, veniva prodotto il vero richiamo da parte dei cercatori di miele,

gli uccelli indicatori portavano i loro fidati cercatori agli alberi da miele nell’80% dei casi! 

Origine e trasmissione del comportamento degli uccelli del miele

La grande questione aperta su questo impressionante adattamento riguarda proprio il modo attraverso il quale questo adattamento è trasmesso tra gli uccelli.

Sicuramente non è il risultato di alcun tipo di addestramento da parte degli umani locali,

ma una tranquilla e pacifica comunicazione e collaborazione tra umani e animali selvatici.

In più, questa specie fa parte di quel grande gruppo di uccelli che depongono le uova nei nidi di altre specie. 

Ciò significa che non sono sicuramente i genitori a trasmettere questo particolare comportamento ai giovani uccelli,

ma probabilmente è un comportamento del tutto innato e modulato da influenze culturali assorbite durante i primi anni di vita!

È più che raro trovare qualcosa di simile in tutto il regno animale!

Resta ancora tanto da scoprire su questa realtà così lontana dalla nostra!

Comprendere come i giovani uccelli riescano ad apprendere e riconoscere i richiami umani,

verificare quando e come questa collaborazione si sia evoluta,

sono tutte questioni ancora aperte e su cui bisognerà indagare in tempi più che brevi per poter preservare questa relazione prima che sia troppo tardi!

In alcune zone dell’Africa, infatti, questa genuina e pura relazione è ormai già sparita,

in quanto è stata in grado di resistere solo in alcuni luoghi ad oggi ancora selvaggi e, fortunatamente, remoti.

Questo grande esempio di collaborazione spontanea ci offre una lezione preziosa sul modo attraverso il quale uomo e natura possono coesistere,

senza che uno domini sull’altra, in maniera pacifica e in armonia con l’intorno!

Di Zoe

Sono una divulgatrice e guida ambientale appassionata. Creatrice di EcoHorizon, condivido articoli su ambiente, novità scientifiche, pratiche ecosostenibili, piante e animali. Quando non sono impegnata a scrivere, conduco escursioni e workshop per avvicinare le persone alla natura. Seguimi su EcoHorizon per scoprire come possiamo proteggere e preservare il nostro pianeta insieme!

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