Un ragazzo che lavora con le piante seguendo la terapia orticolturale

La terapia orticolturale è una disciplina che si sta sviluppando con molta lentezza nel nostro Paese, ma ciò non significa che non sia di fondamentale importanza.

Questa terapia, infatti, è diventata negli anni un importante sostegno psicologico per molte persone.

Attraverso questa disciplina i pazienti imparano alcune tecniche orticole e, contemporaneamente, affrontano un percorso riabilitativo più o meno importante.

Stiamo imparando, con molta calma e ognuno con i propri tempi, che la natura ha un effetto “curativo” e salutare sul nostro organismo e non solo. 

È dimostrato ormai,

tanto da studi quanto dalle nostre personali esperienze,

che ritrovarsi in natura lontano dalla frenesia delle città fa bene tanto al nostro corpo quanto alla nostra mente.

Ma vediamo nel dettaglio cosa questa terapia orticolturale ha da offrire!

Terapia orticolturale tra orticoltura e riabilitazione

Un ragazzo in mezzo ad un giardino che sorride.

La terapia orticolturale è una vera e propria disciplina in grado di combinare lo studio e la conoscenza delle tecniche di orticoltura con diverse discipline riabilitative.

Tramite questa pratica le persone utilizzano, come strumento principale delle loro attività, spazi allestiti a giardini,

o giardini del tutto naturali, 

e con questi ovviamente, anche piante e fiori.

Ma come mai tutta questa importanza per gli spazi aperti e i giardini quando trattiamo problematiche che affliggono il genere umano?

Le varie interazioni con le piante,

che si tratti di vere e proprie attività orticole o che si tratti di un “semplice”

(ma comunque non scontato)

apprezzamento passivo della natura,

portano ad alleviare diversi disturbi mentali ed emotivi nell’essere umano.

Ad esempio,

è stato dimostrato che trovarsi in natura e svolgere delle semplici attività di cura dell’ambiente circostante può portare ad avere benefici emotivi come:

  1. Riduzione dello stress
  2. Riduzione dei sintomi psichiatrici
  3. Stabilizzazione dell’umore
  4. Aumento del senso di tranquillità, spiritualità e piacere.

È importante anche evidenziare il fatto che tutte queste attività orticole possono essere praticate in molti luoghi e modi differenti.

Per esempio?

Possiamo tutti svolgere attività all’interno di giardini appositamente progettati, 

ma non dovremmo avere problemi a svolgere queste attività anche in giardini del nostro comune, 

o persino all’interno di stanze di ospedale.

Nel nostro Paese ci sono persino scuole che hanno deciso di svolgere delle attività che si avvicinano molto ad una terapia orticolturale,

con l’obiettivo di educare i ragazzi ai tempi della natura,

ad una realtà differente e più sana rispetto a quella a cui sono abituati normalmente.

Terapia orticolturale nella storia 

Una rappresentazione della città della Mesopotamia, dove è nata la prima attività di terapia orticolturale.

Okay, torniamo indietro di qualche centinaio di anni e iniziamo dall’inizio!

Partiamo almeno dal 2000 a.C.,

quando gli abitanti della Mesopotamia e della Persia hanno iniziato a comprendere come l’orticoltura fosse un’attività molto utile per calmare i propri sensi.

Fu proprio da questo periodo storico che le persone iniziarono a creare giardini di diverso tipo con l’unico scopo di soddisfare i loro sensi,

assorbendo dall’esterno la bellezza della natura,

i profumi,

i suoni

e le temperature che la natura offriva loro.

Da quel periodo storico dobbiamo però poi fare un salto di qualche centinaia di anni,

in avanti stavolta,

per arrivare negli Stati Uniti intorno al XIX secolo d.C.

È in questo periodo che nasce infatti la figura di Benjamin Rush, medico e fondatore della psichiatria americana.

Rush fu il primo che,

nella parte occidentale del pianeta Terra,

ammise l’importanza delle attività in natura e riconobbe i grandi benefici che questa aveva sulle persone.

È proprio a Rush che viene infatti attribuito il merito di aver “inventato” la pratica clinica della terapia.

Perché “inventato” tra virgolette?

Proprio per ciò che abbiamo detto all’inizio di questo paragrafo:

la storia della terapia orticolturale in realtà ha origine con la Mesopotamia, e non con un medico occidentale.

Sono tante le possibilità che abbiamo e le scelte che possiamo prendere per vivere una vita più sostenibile per l’ambiente. Passa a trovarmi e ti darò qualche altro spunto.

Terapia orticolturale del XX secolo

Un soldato che tiene in mano una piantina mentre svolge la terapia orticolturale.

Cos’è successo però dopo la pseudo – invenzione del dottor Rush?

Beh, tutto il pianeta Terra è stato sottoposto alla crudeltà della Seconda Guerra Mondiale.

Tanto odio, tante armi, tanti morti e tanti feriti… fisicamente e mentalmente.

È proprio in questo momento storico che il genere umano si è ricordato di quanto la natura sia fondamentale per il benessere collettivo.

Fu così che la terapia orticolturale, a questo punto, decollò!

È stata infatti utilizzata per diverso tempo come aiuto e supporto nella cura di veterani che cercavano, anche a stento, di riprendersi dalle ferite e dal PSTD (disturbo da stress post-traumatico).

Fu proprio in seguito a questo momento tanto buio della storia umana che operatori sanitari, medici e civili si resero pienamente conto dell’impatto più che positivo che questa terapia orticolturale aveva nella riabilitazione delle ferite 

(parliamo di ferite esterne tanto quanto interne) 

del genere umano.

Inutile dunque dire che dalla metà del XX secolo gli usi della terapia orticolturale sono aumentati a dismisura,

e ad oggi,

questa terapia viene utilizzata come vero e proprio trattamento contro lo stress,

la perdita di memoria,

ma anche e soprattutto è utile a tutte le persone che soffrono di dipendenze e/o disabilità intellettuali.

Questa terapia,

ad oggi,

è così sviluppata negli Stati Uniti tanto che negli anni sono state fondate vere e proprie istituzioni che hanno contribuito allo sviluppo di queste pratiche.

Terapia orticolturale vs ambiente urbano

Tante persone che fanno festa e ballano in una stanza con musica ad alto volume.

La maggior parte di noi occidentali è ormai abituato a vivere all’interno di grandi o medie città,

in mezzo a macchine,

persone ad ogni angolo delle strade

e circondati da negozi e locali di tutti i tipi.

Siamo immersi in un ambiente del tutto caotico e nemmeno ce ne rendiamo più conto.

Ma fortunatamente c’è la neurobiologia e la fisiologia che pensano a noi, 

ed in particolare due ricercatori: Ulrich e Parsons!

Ulrich e Parsons sono infatti due neurobiologi che hanno spiegato come la società moderna sia in realtà una fonte molto importante di rumore e stimoli estremamente stressanti per il nostro sistema nervoso centrale.

È stato verificato come più che stimolato,

il nostro sistema nervoso sia letteralmente bombardato e “violentato” dal rumore,

movimenti e stimoli visivi complessi e soprattutto eccessivi ed inutili per il nostro organismo.

Tutti questi “stimoli”,

infatti,

nel tempo diventano un sovraccarico troppo pesante per il nostro cervello umano tanto da provocare persino una disfunzione neurale ed endocrina che,

a lungo andare,

porta ad un declino funzionale e cognitivo.

Insomma, rumore, chiacchiere, casino, persone, macchine, industrie, locali, negozi,

e tutto ciò che siamo normalmente abituati a frequentare,

non fanno altro che portare ad un lento degrado delle nostre (di tutti, che sia chiaro) menti!

E allora perché non iniziare a chiedersi:”ma un pò di tranquilla natura no?!”

Ed è proprio quello che si sono chiesti alcuni terapeuti e medici americani!

Un punto di equilibrio

Una città immersa nel verde dei prati e degli alberi dove è possibile svolgere diversi tipi di terapia orticolturale.

Tutto ciò non significa che dobbiamo allontanarci ed evitare del tutto il nostro mondo così caotico.

Non è nelle corde di tutti fare una vita da eremita e non è nemmeno quello che il nostro corpo ci chiede.

Però è anche vero che quello che il nostro organismo richiede,

o meglio pretende,

è una vita che sia svolta in un ambiente nel quale il rapporto tra abbondanza di piante e natura e strutture create da noi umani sia perfetto.

Un buon rapporto tra natura e “umanizzazione” è proprio ciò che serve a favorire un risultato terapeutico positivo.

Vi dirò di più: possiamo entrare più nello specifico!

Un buon rapporto tra natura e “umanizzazione” significa creare un ambiente formato

per il 70% da giardini e natura,

e solo per il 30% da paesaggio duro, quindi tutte le varie strutture costruite dalla mano umana.

Insomma, proprio come le città moderne… giusto?!

Ma non tutto è perduto, abbiamo ancora la possibilità di tornare sui nostri passi.

E sui loro passi sono tornati infatti alcuni ospedali e centri per anziani,

dove possiamo trovare ampi spazi all’interno dei quali sono stati realizzati proprio dei giardini terapeutici orticoli.

E presentano anche molte caratteristiche veramente affascinanti:

  1. Sono accessibili per le persone con problemi di mobilità: presentano percorsi pavimentati e giardini rialzati  in modo da essere vissuti anche con le sedie a rotelle;
  2. Sono presenti all’interno piante di diverso tipo in modo da favorire programmi diversi a seconda delle esigenze: orti in cui i pazienti possono piantare e raccogliere alimenti, o anche piante “sensoriali” per migliorare lo sviluppo dei sensi;
  3. Sono progettati con schemi semplici: favorendo così l’attenzione sul solo giardino e non su tutto l’ambiente intorno.

Terapia orticolturale e anziani

Un signore anziano che cammina in mezzo ad un prato coltivato per la sua attività relativa alla terapia orticolturale.

La terapia orticolturale è un’attività di grande importanza per tutti noi esseri umani,

ma in alcuni casi gli effetti possono essere maggiormente positivi.

È il caso degli anziani!

Con il passare del tempo iniziamo tutti ad avere diverse problematiche fastidiose come la perdita di sonno e, anche se non perfettamente collegata all’invecchiamento, anche la perdita di autostima.

Ed è proprio in questi momenti che entra in gioco la terapia orticolturale.

Come detto anche in precedenza,

la natura offre la possibilità di ritrovarsi in ambienti sicuri e allo stesso tempo molto rilassanti per gli anziani,

e questa situazione favorisce sicuramente un aumento di gratificazione personale e, ovviamente, autostima.

Dobbiamo considerare anche un altro fattore importante quando parliamo del processo di invecchiamento.

Più andiamo avanti con l’età e più il nostro organismo ha bisogno di maggior tempo per riabilitarsi in seguito a procedure mediche e chirurgiche.

Ma anche qui…

può entrare in gioco la terapia orticolturale!

Diversi pazienti post chirurgici,

come anche pazienti che sono stati sottoposti a precedenti traumi,

hanno avuto la possibilità di migliorare i risultati dei loro trattamenti aumentando la loro esposizione ad ambienti naturali.

Facciamo alcuni esempi?

  1. Pazienti post-colecistectomia presenti in camere con una finestra con la vista su uno spazio verde richiedevano meno analgesici ad alta potenza ed inoltre il loro tempo in ospedale era più breve rispetto a pazienti presenti in camere con finestra vista muro di mattoni;
  2. Pazienti presenti in stanze con una buona illuminazione solare (e non artificiale) percepivano meno stress, utilizzavano meno farmaci analgesici e spendevano molto di meno in antidolorifici rispetto a pazienti che si trovavano all’interno di camere illuminate con luce artificiale.

Interessante non pensate?

Terapia orticolturale per una riabilitazione

Due medici specializzati nella terapia orticolturale che camminano in un prato.

Non solo per gli anziani,

ma la terapia orticolturale risulta di fondamentale importanza per la salute di persone di tutte le età e diverse problematiche.

Dipende tutto da come viene affrontata!

In alcuni casi, infatti, questa attività diventa una vera e propria terapia. 

Dunque il paziente viene seguito da un terapeuta esperto, il quale pone degli obiettivi ben specifici che il paziente deve raggiungere.

In questi casi i terapeuti,

tenendo sempre conto delle capacità funzionali dei pazienti,

stabiliscono degli obiettivi che siano facili e pratici sia da raggiungere per il paziente sia valutabili e misurabili dal terapeuta. 

Questi obiettivi devono comprendere tutte le varie sfere umane, quindi emotiva, sociale, ma anche fisica e intellettuale.

Si cerca quindi di fare un percorso completo con il proprio paziente.

Sono diverse le tecniche a seconda della problematica delle persone, ma alcune di queste tecniche sono abbastanza comuni a tutti i casi:

  1. I pazienti devono prendersi cura di almeno un tipo di pianta durante la terapia;
  2. Il paziente è portato a seguire tutto il processo di crescita delle piante;
  3. I terapisti fanno uso delle caratteristiche sensoriali delle piante per sviluppare i sensi dei pazienti.

Inoltre,

quando la terapia orticolturale viene svolta per aiutare individui con gravi malattie mentali,

gli obiettivi sono ben specifici e sicuramente differenti rispetto agli obiettivi di una terapia orticolturale utilizzata per anziani.

Alcuni obiettivi di questa terapia possono essere, ad esempio:

  1. Ridurre lo stress e l’ansia;
  2. Aumentare l’impegno e la realizzazione di attività tramite l’orticoltura;
  3. Aumentare lo scambio sociale e l’interazione tra pari.

Terapia orticolturale per tutti noi umani

Una ragazza seduta su una roccia in un prato.

La terapia orticolturale,

che sia svolta all’interno di ospedali o di aree dedicate a diverse tipologie di riabilitazione,

ha portato a grandi risultati ed è riuscita a fare molti passi avanti nella comprensione e gestione di situazioni particolarmente “delicate”

come possono essere alcuni sintomi psichiatrici o reazioni a stress accentuato.

Abbiamo parlato in particolare dell’uso di questa pratica a favore degli anziani o come terapia vera e propria. 

Ma ci tengo a sottolineare che questa pratica è di fondamentale importanza per tutti noi esseri umani.

È molto importante,

per la nostra salute fisica e mentale,

riuscire a trovare un punto di incontro tra le nostre attività quotidiane,

che ci portano a comportamenti del tutto innaturali e nevrotici,

e alcuni momenti

(più o meno lunghi)

da dedicare esclusivamente alla natura e al rapporto con l’ambiente naturale,

che in fondo non è altro che l’origine dell’essere umano e la nostra vera casa.

In fondo sono gli studi scientifici stessi ad ammettere l’importanza dell’ambiente naturale!

E in fondo

(anche se non dovrebbe essere nemmeno così tanto in fondo)

noi pur sempre animali rimaniamo… no?

Negli Stati Uniti hanno iniziato a comprenderlo…

quando riusciremo a comprenderlo anche noi italiani?

Questa volta vi lascio con questa domanda,

e augurando a tutti noi di trovare il nostro benessere naturale, 

vi dò appuntamento alla prossima chiacchierata!

Alla prossima EcoWarriors!

Di Zoe

Sono una divulgatrice e guida ambientale appassionata. Creatrice di EcoHorizon, condivido articoli su ambiente, novità scientifiche, pratiche ecosostenibili, piante e animali. Quando non sono impegnata a scrivere, conduco escursioni e workshop per avvicinare le persone alla natura. Seguimi su EcoHorizon per scoprire come possiamo proteggere e preservare il nostro pianeta insieme!

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