Ai nostri occhi le malghe potrebbero sembrare dei luoghi dove domina il senso più profondo di “naturalità”.
Potrebbero sembrarci delle aree ben lontane dal concetto di antropizzazione e del tutto distanti dal tocco della mano umana.
Dovrò, purtroppo, farvi ricredere!
Le malghe sono dei veri e propri paesaggi culturali all’interno dei quali l’essere umano ha modellato e costruito la propria storia per secoli.
Nei luoghi dove oggi troviamo prati aperti e pieni di fiori colorati, con cespugli e piccoli alberi,
decenni fa erano presenti distese senza fine di boschi chiusi.
Le malghe sono delle ampie zone impregnate della storia della nostra umanità ,
ma allo stesso tempo svolgono un ruolo cruciale nella conservazione di habitat naturali e di biodiversità.
Ma ora vediamo nel dettaglio.
Un ambiente naturale non lasciato a sé stesso
L’aspetto tanto naturale che presentano le malghe
deriva da una mirata e approfondita gestione che ha origine da tempi antichi.
I gestori delle malghe negli anni hanno imparato a convivere con le situazioni tra le più difficili e improvvise che gli ambienti e i climi annessi presentano in queste aree.
Parliamo pur sempre di zone dell’Italia presenti esclusivamente in alta quota,
dove il clima è molto difficile d’inverno tanto quanto in estate,
e dove in genere le condizioni ambientali non sono tra le più favorevoli!
A quote così tanto alte e con un’elevata probabilità di eventi estremi,
chi lavora a quelle altitudini sa bene che una cattiva gestione può portare a danni gravi e non sempre temporanei.
Per non parlare del fatto che spesso,
alcuni di questi danni che avvengono in cima ad una montagna,
possono portare a ripercussioni persino a valle, quindi ai paesi che si trovano diversi chilometri più in basso.
Inoltre, nel momento in cui il terreno di prati e pascoli viene danneggiato per eventi ambientali,
gli agricoltori dovranno aspettare veramente molto tempo prima che la vegetazione ricresca e ricopra tutto il terreno
tanto da renderlo nuovamente sfruttabile.
È proprio per questo motivo che le zone considerate utilizzabili e sfruttabili dai gestori delle malghe
sono soprattutto i pendii meno ripidi e comunque ben protetti.
La diversità geologica e biologica delle malghe
La maggior parte dei terreni sviluppati intorno alle malghe sono caratterizzati da piccoli rilievi
che si alternano a zone più pianeggianti.
Questo significa che lungo le aree caratterizzate da rilievi potremmo trovare una vegetazione differente
rispetto a quella presente nelle zone più pianeggianti.
Le malghe sono quindi caratterizzate da un mosaico di terreni e coltivazioni differenti a seconda della struttura orografica della zona.
Questa differenza, a sua volta, porterà ad avere, nei dintorni di una particolare malga,
una grande biodiversità, quindi anche in termini di specie animali e vegetali e di habitat.
È proprio questa la situazione che si presenta davanti ai nostri occhi quando saliamo di quota intorno ad una malga.
Per quanto le condizioni climatiche e ambientali siano difficili a queste altezze,
il territorio circostante le malghe è sempre caratterizzato da una grande concentrazione di specie differenti tra di loro
e in grado di resistere a condizioni così tanto estreme grazie ad alcuni particolari adattamenti.
È infatti proprio grazie all’esistenza di specie che hanno sviluppato adattamenti particolari
che queste aree intorno alle malghe hanno sviluppato,
nel tempo e con la giusta gestione ambientale svolta dai gestori stessi,
una capacità che ad oggi risulta veramente molto importante per la sopravvivenza naturale e umana:
la capacità di fornire habitat differenti a seconda delle diverse varietà di specie animali e vegetali presenti ed adattate a quelle particolari condizioni ambientali estreme.
Queste varietà, animali o vegetali che siano,
sono proprio quelle tanto desiderate varietà locali che ad oggi è del tutto difficile ritrovare nelle nostre realtà così tanto antropizzate.
Ebbene,
lì invece resistono!
Una buona gestione agricola a favore della biodiversità
È di fondamentale importanza svolgere una buona gestione di pascoli presenti in alta quota,
in modo tale da poter prevenire frane ed esondazioni e proteggere quindi i territori più a valle da conseguenze devastanti.
Conseguenze che possono colpire non solo l’ambiente naturale ma anche tutti gli esseri umani che vivono nei paesi a valle delle malghe.
Un manto vegetale mantenuto in buono stato è in grado di trattenere acqua e allo stesso tempo mantiene compatto il suolo,
riducendo così frequenza e intensità di fenomeni naturali devastanti per la nostra sopravvivenza.
Tramite attività di pascolamento o sfalcio
(quindi tutte attività che vengono svolte sul suolo delle malghe)
è possibile produrre una copertura vegetale uniforme, sotto la quale anche le radici delle piante,
grazie alla loro fitta struttura,
svolgono un ruolo fondamentale nella protezione e stabilizzazione del terreno.
I terreni in alta quota sono il risultato diretto di condizioni climatiche ben specifiche che portano l’ambiente circostante a doversi sviluppare in poco tempo,
a temperature che il più delle volte si trovano sotto lo zero,
e a situazioni di estrema siccità fisiologica
(causata non tanto da una mancanza di acqua nel terreno,
ma piuttosto dal fatto che durante la gran parte dell’anno l’acqua si trova per lo più in forme non direttamente utilizzabili dalle radici: neve o ghiaccio).
Biodiversità vegetale
A valle delle zone delle malghe e nelle nostre città,
siamo abituati a vedere sempre le stesse specie su tutti i marciapiedi, da nord a sud.
In alta quota invece, dove le condizioni sono sicuramente più estreme rispetto a quelle presenti a valle, la situazione può essere ben diversa.
Le alte quote sono infatti un mosaico di specie che convivono!
Per questo motivo molte delle aree protette dalla legislazione comunitaria si trovano proprio alle quote delle malghe!
Molte specie vegetali che in città starebbero strette e confinate in luoghi inquinati,
alle altezze di circa 2000 – 3000 metri trovano le condizioni giuste per poter sopravvivere e riprodursi in salute,
seguendo il loro ciclo vitale in concomitanza con le abitudini delle specie tipiche di pascolo.
Prendiamo come esempio l’arnica: è una pianta officinale molto conosciuta per i suoi impieghi contro dolori e gonfiori.
È una specie tipica di prati alpini in cui il terreno viene continuamente smosso, in piccole superfici, dal pascolo.
A differenza di ciò che potremmo pensare,
questa pianta soffre particolarmente su quei terreni mantenuti intatti e sui quali non passa mai nemmeno una mandria al pascolo.
Insomma, il meccanismo di sopravvivenza dell’arnica è l’esempio per eccellenza dell’importanza di una gestione sostenibile e naturale di aree agricole,
dove attività fondamentali per la sopravvivenza di una specie sono a favore della sopravvivenza di tante altre specie che convivono nella stessa area.
Biodiversità animale
Le specie vegetali, in queste zone, sono tante e diversificate.
Ma non dimentichiamoci delle specie animali!
Le malghe non sono caratterizzate dalla presenza delle sole mucche o capre,
ma tutte le aree intorno alle malghe sono occupate da una enorme biodiversità di animali differenti.
Facendo una passeggiata intorno alle malghe possiamo, se fortunati, imbatterci in lepri, volpi, caprioli o cervi dei quali,
nella stagione autunnale, possiamo persino sentire i loro imponenti richiami d’amore.
I bramiti.
Intorno alle malghe che si trovano ad altezze più alte, inoltre, possiamo persino avvistare dei camosci o sentire il fischio di richiamo delle marmotte.
Insomma, la biodiversità delle malghe non colpisce solo le specie vegetali!
Abbiamo già visto come sia molto importante una buona gestione della malga,
in modo tale che si riesca a mantenere la biodiversità in buono stato e ad un buon livello.
Questa gestione, comunque, non riguarda solo sfalcio e pascolamento,
ma in realtà è di fondamentale importanza anche il cosiddetto “carico animale”,
cioè il numero di animali, a seconda della specie e della categoria,
che può pascolare durante un determinato periodo della stagione estiva
in modo tale da non provocare un sovrapascolamento (o sottopascolamento) e quindi un certo degrado ambientale.
Un sottopascolamento, o un pascolamento non gestito, porta infatti alla formazione di aree meno pascolate
dove le specie vegetali non pascolate si diffondono, andando a peggiorare sempre di più la qualità del pascolo.
Al contrario, un pascolamento eccessivo, può causare comunque una diffusione di tutte le specie vegetali non pascolate dall’animale.
Molto spesso queste sono le specie velenose.
Allo stesso tempo, però, venendo tutte le altre specie pascolate,
si potrebbe arrivare con facilità ad avere un territorio di pascolo formato in gran parte dalle sole specie non pascolate dall’animale.
Le origini sconosciute della sostenibilità ambientale
Insomma, la gestione dei pascoli, degli animali e di tutte le zone che si sviluppano intorno alle malghe è un’attività fin troppo complicata.
I malghesi passano la maggior parte della stagione primaverile ed estiva a gestire il proprio bestiame
in modo da riuscire a creare un habitat il più possibile eterogeneo.
Lo fanno da sempre, un pò per tradizione e un pò perché, ben prima di noi,
hanno compreso quanto siano importanti queste aree naturali sottoposte a condizioni ambientali estremi e a quote così tanto elevate.
Noi parliamo da qualche anno di conservazione e sostenibilità ambientale.
Loro agiscono in nome della sostenibilità da generazioni!