Un rapporto sviluppato dal Centro Internazionale per lo Sviluppo Integrato delle Montagne (Icimod)
ha evidenziato la gravità della situazione riguardo il calo di neve sull’Himalaya
e le gravi conseguenze che questa riduzione comporta su 12 dei fiumi più importanti che scorrono in Asia.
È una situazione, questa, che rappresenta un’importante minaccia per quasi 2 miliardi di abitanti in Asia che dipendono proprio dall’Himalaya per le risorse idriche.
Calo della neve e minaccia alla risorsa idrica
La neve proveniente dall’Himalaya risulta di fondamentale importanza per l’approvvigionamento idrico di più di 240 milioni di persone che abitano nelle regioni montuose,
e di circa 1,65 miliardi di abitanti delle valli e di tutte le pianure adiacenti.
Considerando questi numeri, dunque, è facile comprendere come la riduzione della neve rischi ormai di minacciare in maniera considerevole la sopravvivenza degli abitanti di tutte le aree legate a questa montagna.
Sono minacciate sensibilmente tutte le più importanti riserve idriche le quali, venendo sfruttate quotidianamente ma non ripristinate nel contempo,
rischiano di provocare una vera e propria crisi idrica mai vista finora!
Sher Muhammad, uno degli autori del rapporto pubblicato dall’Icimod,
sostiene infatti che la situazione si sia fatta piuttosto seria,
e sottolinea l’importanza nel lanciare un allarme, serio appunto, da parte dei ricercatori, decisori politici e comunità locali.
Calo della neve ignorato dai Media occidentali
La grande problematica relativa allo scioglimento dei ghiacciai e alla riduzione nella quantità di neve sulle cime montuose asiatiche,
era già stata evidenziata l’anno precedente tramite diversi organi di informazione, i quali ne avevano parlato diffusamente.
Peccato però che tutte le informazioni più rilevanti siano rimaste limitate in un campo piuttosto ristretto dell’informazione essendo stata, la notizia, poco ripresa dagli organi di informazione occidentali!
La notizia della grande scarsità di neve sulle montagne più alte del mondo, infatti, gira già da più di un anno, ma solo tra gli organi di informazione indiani!
Eppure questa informazione ha una sua grande rilevanza per la sopravvivenza di tutto il mondo,
in quanto sono ben 13 degli ultimi 22 anni trascorsi che la quantità di neve al suolo sulle montagne dell’Asia risulta essere sotto la media.
Dunque, per quanto se ne parli da relativamente poco,
il grande problema di siccità scoppiato nell’ultimo periodo in tutto il mondo,
presenta le sue più radicate origini ben 13 anni fa, quando di ghiacciai, neve e precipitazioni non se ne parlava se non negli ambienti strettamente dediti all’argomento!
Uno studio effettuato proprio sull’Himalaya che ha dato modo di comprendere quanto la situazione sulle montagne più alte al mondo sia grave,
ha misurato il numero di giorni durante i quali la neve rimane al suolo, rivelando un drastico calo del 18,5% rispetto alle condizioni normali della catena montuosa.
Questo, risulta essere il secondo dato peggiore negli ultimi 22 anni,
secondo solo al record per eccellenza negativo del 2018, quando la quantità della neve era diminuita di ben il 19%.
La minaccia ai fiumi asiatici
La diminuzione dell’innevamento ha pericolose ripercussioni anche sui più importanti e vitali fiumi asiatici come il Gange in India e l’Helmand in Afghanistan.
Questo non significa che nel resto del territorio asiatico non si creino ulteriori problematiche legate alla riduzione dell’innevamento montano.
È stato infatti verificato come anche altre nazioni vicine, come il Bangladesh, Bhutan e Myanmar affrontino situazioni che, seppur meno gravi e dirette,
risultano particolarmente preoccupanti per la sopravvivenza umana e la salute ambientale.
Questa scarsità di neve, insieme al rapido scioglimento dei ghiacciai, infatti,
tende ad aumentare nel tempo il pericoloso rischio di scarsità dell’acqua e della siccità, tutti pericoli ulteriormente aggravati dal rapido cambiamento climatico in atto.
Una grave perdita entro la fine del secolo
Il riscaldamento globale sta esercitando una pressione sempre più imponente e crescente sugli ecosistemi montuosi di tutto il pianeta,
proprio a causa dell’aumento della temperatura media globale di 1,1 gradi centigradi rispetto al periodo compreso tra il 1800 e il 1900.
Le aree naturali particolarmente vulnerabili, per quanto sia difficile da comprendere, sono proprio i ghiacciai, che stanno subendo ormai da tempo un rapido e devastante scioglimento.
Lo stesso rapporto dell’Icimod, infatti,
evidenzia come nel periodo compreso tra il 2011 e il 2020 i ghiacciai himalayani, in particolare,
si siano sciolti con una velocità del 65% superiore rispetto al decennio precedente,
e questo dato è per noi di fondamentale importanza per comprendere come, a questo ritmo,
entro la fine del secolo circa l’80% del volume di questi ghiacciai potrebbe esser perso per sempre!
Ad oggi, infatti, dei 28 mila chilometri quadrati di ghiacciai himalayani presenti sul pianeta durante la piccola era glaciale,
ce ne resta solo il 40%, percentuale che continua incessantemente a ridursi di anno in anno.
Queste riduzioni di volume e cambiamenti del territorio montano non riguardano solo l’Asia centrale,
ma hanno implicazioni su tutto il territorio mondiale.
Lo scioglimento della neve contribuisce per il 23% alla portata dei fiumi Indo, Gange, Helmand e Mekong,
tutti fiumi fondamentali per la sopravvivenza di milioni di persone e l’agricoltura e, automaticamente, anche per l’economia locale e globale.
Il rapporto dell’Icimod, dunque, evidenzia la necessità di affrontare con urgenza il problema relativo al calo dell’innevamento e dei suoi gravi effetti sulle risorse idriche.
È arrivato il momento che politici, ricercatori e comunità locali lavorino insieme per poter sviluppare delle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici
e per proteggere tutte quelle risorse idriche essenziali per la sopravvivenza di miliardi e miliardi di persone!