Se avete cliccato su questo articolo, sarete sicuramente persone che hanno a cuore l’enorme problematica relativa alla plastica, alla sua fruizione e smaltimento.

E allora vi dico: per mezzo secondo tirate un sospiro di sollievo perché qualcosa si muove, molto lentamente… ma si muove!

Perché dico questo? Seguitemi fino alla fine e vi sarà tutto più chiaro!

4 settembre 2023 e il suo perché

La bozza zero del trattato globale sull'inquinamento da plastica.

Questa data rappresenta il giorno in cui è stata pubblicata la cosiddetta “bozza zero” del Trattato globale sull’inquinamento da plastica.

Tutto questo significa che dai piani alti si sono decisi a sviluppare un documento, alquanto ambizioso, avente l’obiettivo di riflettere sulla complessità e sulle varie prospettive riguardanti la questione “plastica”.

In poche parole, è un trattato che ci fornisce un quadro globale sulla criticità della situazione “plastica” nell’ambiente e ci dà alcune linee guida per poter affrontare l’enorme problema del suo uso eccessivo, dandoci dei chiarimenti sulla sua continua ed inadeguata gestione.

Con questo trattato si cerca di porre l’attenzione principalmente sulla riduzione dei livelli di produzione di plastica vergine e sul divieto dei prodotti in plastica monouso (perché si, nel 2023 con una crisi climatica in atto ed una percentuale altissima di specie in via di estinzione, noi ancora non abbiamo imparato a vivere senza bottigliette di plastica e quei mille ed inutili strati di fogli su ogni minuscolo pezzettino di cibo che compriamo ogni settimana in quei mega supermercati!).

A chi vanno i ringraziamenti?

Disegno del presidente del Comitato Intergovernativo di Negoziazione del Trattato e ambasciatore del Perù.

Chi ha avuto però la brillante idea di dare un taglio a questa situazione cosi tanto assurda e a sviluppare un testo che possa guidare TUTTI i paesi, a livello globale, in un migliore e più genuino consumo delle nostre materie?

I nostri ringraziamenti vanno all’ ambasciatore del Perù e presidente del Comitato Intergovernativo di Negoziazione (INC) Gustavo  Meza-Cuadra Velásquez (sostenuto dal segretariato dell’INC).

(Altro sospiro di sollievo gente: a quanto pare ancora esistono al mondo persone in grado di ragionare civilmente!)

Ma ritorniamo alla nostra miracolosa “bozza zero”! 

Contenitori contenenti sostanze inquinanti e tossiche su degli scaffali.

Di cosa tratta? Perché è cosi importante per il periodo storico che stiamo affrontando?

Subito spiegato!

È una bozza suddivisa in sei parti e sette annessi, e questi sette annessi sono:

  1. Misure e impatti a monte
  2. Economia circolare
  3. Sostanze chimiche, polimeri e prodotti problematici e pericolosi
  4. Gestione dei rifiuti e inquinamento da plastica esistente
  5. Conoscenze indigene e tradizionali
  6. Dialogo sull’inquinamento da plastica dell’OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio)
  7. Plastiche del sistema alimentare.

Tra le varie misure che mirano a promuovere la sostenibilità ambientale grazie all’adozione di pratiche più responsabili nell’uso della plastica, troviamo alcuni aspetti importanti di cui non si parla spesso, come la trasparenza, l’etichettatura e le varie disposizioni da adottare relative alle sostanze chimiche e ai polimeri considerati problematici perché TOSSICI. Ma troviamo anche alcuni concetti più conosciuti come la promozione del riuso e l’ istituzione di regimi di responsabilità estesa del produttore.

Puoi approfondire ulteriormente, quando vuoi, gli argomenti sviluppati nel Trattato globale sull’inquinamento della plastica.

Mi spiego meglio!

Rappresentazione di industria produttrice di sostanze in plastica.

Da ora in avanti (sempre se questa bozza verrà mai accettata) la responsabilità sulla produzione e la gestione del ciclo di vita dei prodotti in plastica ricadrebbe direttamente sulle aziende produttrici!

Tutti questi punti evidenziano la necessità di affrontare non solo il problema sulla produzione, ma anche quello sull’utilizzo responsabile della plastica.

E già qui, direi, che di belle idee e discorsoni altamente “evoluti” ne abbiamo fatti!

Eppure tenetevi forte…

C’è dell’altro!

Rappresentazione del globo intero con le diverse tipologie di industrie collegate ad ogni paese.

Eh si cari lettori, perché in questa ormai conosciuta “bozza zero” si è persino parlato di EQUITA’!

(Applausi, fischi e “Bravo! Bravo!”)

Okay, a parte gli scherzi!

Chi ha scritto questa bozza, ha voluto garantire che tutte le misure adottate fossero giuste ed equamente distribuite, specialmente nei confronti dei paesi in via di sviluppo!

Tutte queste misure, ben descritte e sviluppate nel testo della “bozza zero”, hanno costituito il punto di partenza per i negoziati che hanno poi avuto luogo durante il terzo ciclo di incontri per il Trattato globale sulla plastica (INC-3) proprio la settimana scorsa, dal 13 al 19 novembre, a Nairobi, in Kenya.

Ho parlato del TERZO ciclo.

Ebbene si!

Questa continua battaglia riguardante la plastica, in realtà, è iniziata il 28 novembre 2022, data in cui si è aperto il primo dei tre (per adesso) round di negoziati (il secondo round è avvenuto a Parigi, nella settimana che va dal 29 maggio al 2 giugno).

Potresti voler sapere di più sul Comitato Intergovernativo di Negoziazione – 3.

Ora, abbiamo parlato di tutti gli argomenti meravigliosi su cui questo trattato dovrebbe focalizzarsi, ma… 

Non è mai tutto così semplice!

Un gruppo di scienziati che svolgono esperimenti sull'importanza e la chimica della plastica.

Già dal primo round del trattato, nel 2022, sono nate delle piccole complicazioni. 

Primo fra tutti il fatto che il mondo scientifico indipendente è stato ostacolato fin da subito nello studio delle varie possibilità di riuscita del trattato.

In fondo, perché mai un discorso prettamente chimico, biologico, ambientale e scientifico in generale dovrebbe tener conto dell’opinione della stragrande maggioranza di scienziati che dedicano la loro vita proprio a QUESTO problema?

Okay, sto divagando!

Priorità del mondo scientifico

Un testo con su scritto, come titolo, i cinque punti fondamentali toccati dagli scienziati per il Trattato.

La Scientists’ Coalition for an Effective Plastics Treaty è un gruppo di oltre 300 scienziati indipendenti specializzati sull’inquinamento da plastica.

Questo gruppo, abbastanza ampio direi, ha risposto alla “bozza zero” elaborando riflessioni e contributi. 

Infatti, secondo la Scientists’ Coalition, esistono cinque requisiti chiave che il Trattato globale sulla plastica dovrebbe soddisfare per essere efficace:

  1. Sono necessari degli obiettivi di riduzione dei polimeri primari, a livello globale;
  2. Criteri di sicurezza, sostenibilità, essenzialità e trasparenza devono essere implementati e devono guidare le decisioni più importanti del Trattato;
  3. Devono essere richieste strategie e programmi di lavoro specifici lungo l’intera filiera delle materie plastiche;
  4. È di fondamentale importanza implementare le tasse sull’inquinamento da plastica, e la responsabilità estesa del produttore deve diventare obbligatoria;
  5. È essenziale un’interfaccia scienza – politica indipendente, in modo da poter garantire decisioni basate su una migliore evidenza scientifica possibile.

Ma la scienza non si ferma qui!

Un primo piano di pù  rifiuti di plastica ammucchiati.

Gli scienziati, infatti, sottolineano anche l’importanza di progettazione di prodotti che favoriscano l’economia circolare, con l’obiettivo quindi di ridurre il numero di sostanze chimiche utilizzate.

Inoltre, è molto importante porre l’attenzione sulla responsabilità delle nazioni di fronte alla GESTIONE dei rifiuti.

Si ha infatti una produzione mondiale di circa 400 MILIONI DI TONNELLATE di rifiuti di plastica all’anno, e di questo immenso numero solo il 10% viene riciclato.

IL DIECI PER CENTO.

Direi che sia chiaro a tutti noi come questo scenario, alquanto tragico, richieda un’immediata azione. E indovinate un po?… a livello globale!

E i singoli Paesi coinvolti nel Trattato?

Una rappresentazione del globo terrestre, ad indicare la presenza di più Paesi diversi all'interno del Trattato sulla plastica.

Da una parte troviamo Unione Europea, Giappone, Canada e Kenya che chiedono delle disposizioni vincolanti per ridurre la PRODUZIONE della plastica, mentre ovviamente i produttori di petrolio e di prodotti petrolchimici sostengono sia più importante un’ attività di riciclaggio e riutilizzo.

E poi abbiamo loro: Stati Uniti e Arabia Saudita!

Ebbene si!

Gli Stati Uniti inizialmente erano persino favorevoli a piani nazionali per il controllo della plastica. Ma…

Hanno di recente cambiato la loro posizione!

E poi c’è appunto l’Arabia Saudita!

Mentre gli Stati Uniti tornavano sui loro passi, l’Arabia Saudita ha avuto la brillante idea di lanciare una coalizione globale spingendo per un approccio che metta la responsabilità finanziaria sulle spalle dei singoli Paesi anziché sulle industrie dei combustibili fossili e della plastica!

(Chissà che non potremmo definire questi atteggiamenti come “mettere i bastoni tra le ruote”!)

Bene. 

Tutto ciò è accaduto pochi giorni fa, durante il terzo ciclo di negoziazione.

Quindi, possiamo tranquillamente dire che, per quanto gli obiettivi iniziali fossero più che nobili, il terzo round della corsa alla sopravvivenza si è concluso in maniera fin troppo deludente!

Nessun apparente progresso significativo

Un'industria petrolchimica.

In un mondo in cui la plastica rappresenta una minaccia diretta per tutti gli 8,1 miliardi di abitanti del pianeta, ancora prevalgono gli interessi delle aziende petrolchimiche e viene invece tralasciata completamente la necessità di affrontare in modo deciso il problema a monte!

Graham Forbes, capo delegazione di Greenpeace, ha fatto due conti dichiarando infine che per proteggere il clima, la biodiversità e la salute globale, la produzione di plastica dovrebbe essere ridotta almeno del 75% entro il 2040.

Okay, dati questi numeri potremmo pensare che ci sia ancora tempo: in fondo il 2040 è tra 17 anni!

Si. 17 anni.

Ma ragioniamo un secondo:

  1. Accendino di plastica: si degrada in 100 – 1000 anni
  2. Lattine in alluminio: si degradano in 10 – 100 anni
  3. Sacchetto di plastica: si degrada in 100 – 1000 anni
  4. Bottiglia di plastica: si degrada in 100 – 1000 anni
  5. Pannolino: si degrada in 400 – 500 anni

E queste sono solo alcune delle 400 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica all’anno! 

Inoltre, considerando solo il discorso dei negoziati, in realtà è già passato più della metà del tempo a disposizione per questi, e in questo lunghissimo periodo non è avvenuto nemmeno un minuscolo passo avanti!

Un accordo in via di scadenza

Diversi rappresentanti dei paesi del mondo seduti intorno ad un tavolo in piena riunione su temi relativa alla plastica.

Le scadenze per il raggiungimento di un accordo sono fissate per la fine del 2024, e ormai i paesi non hanno più molto tempo per optare per una soluzione che non conceda ai produttori di petrolio e gas il pieno potere di dettare i termini per una sopravvivenza dell’intero pianeta!

L’enorme problema dell’inquinamento da plastica è ormai sotto gli occhi di tutti noi! 

Ora come ora siamo comunque in un momento di stallo, e dobbiamo aspettare il prossimo appuntamento (fissato in Canada per aprile 2024) sperando che i leader mondiali dimostrino un impegno più deciso nel contrastare una crisi di questo livello.

Per ora quindi,

Vi aggiornerò appena possibile e intanto nel nostro piccolo… meno plastica nelle nostre case!

Alla settimana prossima bella gente!

Di Zoe

Sono una divulgatrice e guida ambientale appassionata. Creatrice di EcoHorizon, condivido articoli su ambiente, novità scientifiche, pratiche ecosostenibili, piante e animali. Quando non sono impegnata a scrivere, conduco escursioni e workshop per avvicinare le persone alla natura. Seguimi su EcoHorizon per scoprire come possiamo proteggere e preservare il nostro pianeta insieme!

3 commenti a “Plastica: un Trattato globale non proprio risolutivo”

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