Un barattolo di miele.

Perché il miele e perché proprio il miele millefiori.

Sappiamo ormai da diverso tempo che molte attività agricole creano un’infinità di danni ambientali, tra i quali l’emissione di gas serra, la perdita di biodiversità e la deforestazione.

Ma quanti di noi sanno che una delle principali cause di questi enormi disastri è l’industria dello zucchero?

Ebbene si: la produzione della canna da zucchero (che avviene soprattutto nelle regioni tropicali) comporta proprio la deforestazione, quindi di conseguenza la perdita della biodiversità. 

Si stima infatti che circa ogni secondo venga abbattuto un acro di foresta pluviale proprio per soddisfare questa nostra incessante domanda di cibo.

UN ACRO OGNI SECONDO!

Mi spiego meglio: un solo acro corrisponde a ben 4046,86 metri quadrati di terreno.

Nulla insomma… giusto un minuscolo lembo di terra… al secondo!

Va bene insomma, abbiamo capito che mangiare lo zucchero non è poi così tanto sostenibile.

Ma allora del miele cosa possiamo dire? 

E perché sarebbe invece così tanto sostenibile?

O  comunque più sostenibile rispetto allo zucchero?

Cercherò di rispondere a queste domande nei successivi paragrafi.

L’impareggiabile sostenibilità del miele

Un prato con tanti alberi e piante colorate.

Tanto per cominciare parliamo dell’allevamento delle api da miele (dette anche “api mellifere”) e della produzione di miele grezzo.

Queste attività richiedono una quantità di risorse e di energie minori rispetto alla produzione di zucchero o in generale di tante altre attività agricole.

Ma come è possibile?

Per produrre miele non servono grossi e numerosi macchinari agricoli che vanno a rovinare temporaneamente o perennemente il suolo,

come non c’è alcun bisogno di fertilizzanti o schifezze varie che (anche queste) andrebbero nel tempo a provocare una disastrosa perdita di vita e di biodiversità all’interno del suolo.

Inoltre, mentre tutti gli allevamenti vari di bestiame e suoi sottoprodotti contribuiscono a ben il 51% di TUTTE le emissioni mondiali di gas serra, 

(ciò significa che all’anno gli allevamenti di bestiame producono all’incirca 23.000 MILIONI DI TONNELLATE di anidride carbonica), 

la produzione di miele non si avvicina nemmeno lontanamente a questi indecifrabili e indicibili numeri!

Vuoi conoscere modi sempre nuovi per poter vivere una vita ecosostenibile? Passa a casa! Parleremo insieme delle varie possibilità di vivere in modo sostenibile!

Quell’indipendenza lavorativa delle api

Un'ape in primo piano poggiata su un fiore.

Ma analizziamo più nel dettaglio questa attività tanto curiosa e poco considerata.

Prima di tutto, l’apicoltura è un’attività che si basa esclusivamente sull’interazione tra api e fiori.

Questo significa che in linea di massima non è richiesto nessun abbattimento di alberi, nessuna pulizia di habitat naturali e nessuna perdita di biodiversità.

Strano eh?! 

Esistono dunque delle attività umane che non creano così tanti disastri!

Già, proprio così!

Ma come mai non c’è alcun bisogno di azioni così tanto devastanti?

Perché in fondo fanno tutto le api.

Al massimo quello che spetta a noi umani è andare a rubare del miele a questi poveri volenterosi lavoratori.

Quello che fanno le api è semplicemente svolgere la loro opera: raccogliere il nettare e produrre miele, senza causare alcun danno sulla terra!

Quindi si, possiamo ammettere con sicurezza che il miele è un cibo estremamente sostenibile.

Ma c’è dell’altro: c’è miele e miele!

Circa un anno fa ho assistito ad una giornata divulgativa sulle api solitarie, 

e l’apicoltore, spiegando l’utilizzo delle arnie e la distribuzione dei suoi coltivi per la produzione di miele, ha proclamato a gran voce l’importanza di un miele veramente sostenibile e, ancora più nello specifico, di un miele millefiori.

Ammetto: in quel momento ne sapevo poco di api, 

nulla delle api solitarie 

e ancor meno dell’esistenza di un miele più o meno ecosostenibile.

Non me ne ero mai interessata prima di quel momento.

Ma ecco che proprio in quell’istante è scattata una curiosità da “Eco Warrior”!

Il miele e l’incubo degli “allevamenti in fabbrica”

Tante api in un'arnia che producono miele.

Non sarà facile accettare quello che sto per dirvi ma credetemi quando vi dico che persino nel mondo dell’apicoltura le attività commerciali hanno colpito con la loro crudeltà.

Molte pratiche infatti non danno alcuna importanza al benessere delle api e persino per questi laboriosi insetti possiamo (e dobbiamo… purtroppo) parlare di “allevamento in fabbrica”.

Gli apicoltori convenzionali, infatti, per cercare di produrre più miele possibile da vendere a basso costo, utilizzano e gestiscono delle arnie che risultano presentare delle condizioni improponibili, all’altezza degli allevamenti industriali di bestiame.

In queste situazioni, già del tutto indecenti, le api all’interno delle arnie sono costrette a lavorare oltre i loro limiti.

Si ritrovano infatti allevate in alveari molto (ma molto) più grandi delle dimensioni richieste per la grandezza della loro “società”.

Mi spiego meglio: 

le api tendono a ricoprire tutta la superficie dell’arnia all’interno della quale si trovano a lavorare, questo porta le api a lavorare continuamente per produrre tutto il miele necessario a ricoprire ogni millimetro di superficie della loro arnia.

Per questo è fondamentale che ogni apicoltore conosca le dimensioni delle sue api e comprenda quanta superficie debbano ricoprire le arnie.

Se però l’apicoltore, pur di produrre del miele in quantità industriali, pone le sue api all’interno di arnie con una superficie molto più grande rispetto a quella richiesta,

queste api si ritroveranno sottoposte a fare degli sforzi veramente estremi per poter così riempire l’intera superficie intorno a loro.

E questi sforzi (del tutto inadeguati e insensati) possono persino portare gli individui di un’arnia ad una morte prematura. 

Questa pratica, quindi, causa una compromissione della salute sia delle singole api sia dell’intera società!

Quel gran problema dei ladri di miele

Un apicoltore che preleva il miele dalle sue arnie.

La stagione autunnale è il periodo dell’anno in cui le api hanno un maggior bisogno di riserve per l’inverno.

Questo significa che è proprio in questa stagione che necessitano di tutto il miele presente all’interno della loro arnia per poter sopportare e combattere il freddo inverno.

Ma, 

indovinate un pò cosa fanno i nostri amici “apicoltori commerciali”?

Esatto: raccolgono il miele proprio durante il picco autunnale e lo sostituiscono con sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio, ovviamente privo di nutrienti essenziali per le nostre amiche!

E questo, naturalmente, porta le api a ritrovarsi in una situazione di:

  • Malnutrizione
  • Abbassamento delle difese immunitarie
  • Maggiore vulnerabilità a parassiti e malattie

Alle api non piace viaggiare

Un camion in autostrada.

Non è solo l’attività specifica della produzione di miele a causare problemi, ma anche tutte le attività che circolano intorno a questa produzione.

Le api utilizzate per la produzione di miele commerciale molto spesso vengono noleggiate dalle grandi aziende agricole con lo scopo di andare ad impollinare diverse tipologie di coltivazioni,

anche a diversi chilometri di distanza dalle loro arnie di origine.

Queste arnie, quindi, vanno incontro ad un lungo viaggio durante il quale vengono somministrati dolcificanti senza alcun principio nutritivo a tutte le api presenti all’interno delle arnie.

Tutto questo, come potete ben immaginare, stressa le api e compromette la loro salute.

Di nuovo!

Sono tutte situazioni orrende e sicuramente da migliorare, o meglio… da evitare del tutto.

Ma come fare?

Cerchiamo di ragionare sempre su ciò che noi, nel nostro piccolo, potremmo fare.

Quindi, prima di tutto, sicuramente dobbiamo imparare a porre più domande possibili ad apicoltori e aziende apistiche.

Inoltre,

se nelle nostre zone non sono presenti delle aziende apistiche o non conosciamo apicoltori,

possiamo sicuramente cercare informazioni girando per mercati contadini o frequentando piccoli negozi alimentari che molto spesso forniscono prodotti locali (e quindi anche miele) provenienti da pratiche agricole sostenibili.

Il miele è sostenibile, ma il millefiori lo è di più

Un barattolo di miele con dei fiori intorno ad indicare la tipologia millefiori.

Abbiamo adesso compreso l’importanza della scelta di un miele sostenibile.

Ma se volessimo capirci di più su quale dei tanti mieli presenti in circolazione sia veramente il migliore in termini di sostenibilità?

E se vi dicessi che esiste sul serio un miele ecosostenibile, e che questo è il Millefiori?

Ebbene si! 

Questo miele viene prodotto, come possiamo ipotizzare dal nome stesso, attraverso l’uso di diversi tipi di piante contemporaneamente.

Non ci avevo mai fatto caso prima di questa scoperta, ma poi ho notato che ogni barattolo di miele millefiori ha un proprio sapore! 

Non è sempre uguale, il millefiori di oggi non è lo stesso millefiori di un mese fa, anche se proviene dalla stessa azienda apistica!

Bello no?!

Il miele millefiori non è quindi solo una questione di gusto, ma la sua produzione può sostenere davvero la biodiversità, ridurre l’impatto agricolo e promuovere una vera e propria sostenibilità ambientale a lungo termine.

Ma come?

Sono differenti i fattori che rendono il miele millefiori così tanto ecosostenibile.

Vediamone insieme alcune delle caratteristiche più importanti.

1. Grande diversità floreale

Un campo pieno di fiori diversi e colorati.

Il millefiori deriva dall’utilizzo di più specie di piante, caratteristiche di una specifica zona di apicoltura. 

Per questo motivo, come detto prima, un miele millefiori non sarà mai uguale ad un altro miele millefiori:

la sua produzione dipende prima di tutto dalle tipologie di piante che riescono a crescere e svilupparsi in quella determinata zona geografica. 

È fantastico pensare che un miele millefiori prodotto in Lombardia sia completamente differente da un miele millefiori prodotto in Campania! 

Coltivare diverse varietà di piante, inoltre, dà una maggiore possibilità a una diversa quantità di insetti impollinatori di poter vivere e sopravvivere in un determinato ambiente.

Abbiamo detto quindi che la composizione esatta di questo miele può variare molto da un’area geografica all’altra,

ma persino all’interno della stessa area a seconda della stagione o dell’ambiente circostante. 

Ciò significa che se avvengono dei cambiamenti importanti nelle zone vicine

(che possono comportare anche un cambiamento nel terreno)

anche le piante stesse andranno incontro a cambiamenti, perdite e sostituzioni. 

Questo comporterà, quindi, una produzione di miele con specie differente rispetto, magari, alla stagione precedente. 

È proprio questa diversità floreale, quindi, a rendere ogni miele un prodotto unico e rappresentativo dell’ambiente in cui è stato prodotto!

2. Minimo impatto agricolo

Uno sciame di api che vola al tramonto.

La produzione di questo miele richiede una quantità di interventi agricoli più bassa rispetto alla produzione di mieli specifici (quindi monocoltura) come possono essere il miele di acacia o di castagno. 

Ciò significa che per produrre questo miele l’apicoltore non avrà la necessità di utilizzare pesticidi o fertilizzanti. 

Come non dovrà nemmeno svolgere pratiche tutt’altro che ecosostenibili come quelle intensive svolte per un’agricoltura industriale (appunto).

Ma tutto questo che cosa significa? 

Le api raccolgono il nettare da un alto numero di piante molto diverse tra di loro, e lo fanno in maniera del tutto autonoma.

Questo porta quindi le api a non diventare dipendenti dai pesticidi:

possono volare per distanze molto elevate e,

con una diversità floreale tanto ampia,

la probabilità di essere esposte ad uno specifico pesticida, usato in una specifica coltura, tende ad essere veramente molto bassa! 

Dunque,

grazie proprio alle nostre piccole amiche e alla loro capacità di volare di fiore in fiore a prescindere dalla tipologia,

l’ambiente intorno sarà molto equilibrato e l’attività di apicoltura così svolta aiuterà a ridurre di molto l’impatto negativo che molte attività agricole e industriali provocano sull’ambiente.

3. Stagionalità

Due foto dello stesso panorama, ma la prima d'inverno e la seconda in primavera.

Proprio grazie al fatto che il miele millefiori è prodotto da api che raccolgono il nettare da una alta varietà di fiori durante tutto il periodo di fioritura stagionale,

il processo di produzione di questo miele segue il perfetto ciclo naturale delle piante. 

Questo significa quindi che nessun fiore, fioritura, specie o pianta viene sfruttata fino alla sua morte! 

Nessuna specie vegetale viene “forzata” a nascere, crescere e fiorire quando non è il suo momento. 

Tutto viene fatto secondo i tempi della natura. 

Ed ecco qui il discorso sul sapore:

in inverno le piante con cui poter produrre il miele saranno, a seconda del clima della regione, mirto o fiori selvatici come la calendula;

d’estate, invece, troveremo nei barattoli miele proveniente da piante da campo come tiglio, erba medica, ma anche lavanda e timo in autunno.

4. Sostenibilità a lungo termine

Tanti apicoltori locali insieme che vanno a lavorare nelle arnie e nei campi.

Ultimo ma non ultimo! 

Che cosa significa “sostenibilità a lungo termine” se parliamo di api? 

Prima di tutto un buon miele prodotto direttamente dalle api 

(senza quindi la mano pesante dell’uomo) 

promuove pratiche che evitano l’uso di trattamenti chimici, mantenendo così un ambiente in cui le api possono prosperare senza indebolirsi.

Inoltre, tramite la produzione di miele millefiori si evitano tutte quelle pratiche indecenti che portano alla deforestazione e alla distruzione degli habitat selvatici. 

Per ora abbiamo parlato solo dell’importanza della salute di questi piccoli animali e della loro società (sicuramente importante),

ma cerchiamo di non dimenticare quanto siano importanti anche le comunità locali! 

La sostenibilità, infatti, non riguarda solo l’ambiente naturale, ma anche tutto ciò che gli gira intorno e che lo sostiene. 

E questo sono proprio le comunità locali!

Gli apicoltori stessi infatti,

quando seguono il ciclo naturale e meraviglioso della vita e non quello indemoniato dell’industria,

sono i primi a contribuire alla sostenibilità e a supportare la promozione della consapevolezza ambientale.

Azioni consapevoli per una vita più dolce

Un barattolo di miele poggiato su un giardino con tanti fiori colorati.

Scegliere quindi di sostituire lo zucchero con il miele,

ed in particolare con il miele millefiori,

è un vero e proprio atto consapevole che ci avvicina sempre di più ad uno stile di vita sostenibile.

Sono veramente minimi i cambiamenti che dovremmo intraprendere in questo caso,

ed inoltre non sarebbe nemmeno così male scoprire un sapore nuovo ogni barattolo di miele (di vetro mi raccomando!) nuovo di zecca che compriamo!

Non pensate?

Apriamoci alle novità e alla scoperta e faremo del bene non solo a noi stessi, ma anche a queste nostre piccole amiche così tanto “mielose”.

Tra un cucchiaio di miele e l’altro, 

Vi aspetto alla prossima mossa ecosostenibile da intraprendere tutti insieme Eco Warriors!

Di Zoe

Sono una divulgatrice e guida ambientale appassionata. Creatrice di EcoHorizon, condivido articoli su ambiente, novità scientifiche, pratiche ecosostenibili, piante e animali. Quando non sono impegnata a scrivere, conduco escursioni e workshop per avvicinare le persone alla natura. Seguimi su EcoHorizon per scoprire come possiamo proteggere e preservare il nostro pianeta insieme!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *